martedì 6 ottobre 2015

Le mie prime 50

Sono qui, con il mio bagaglio di 37 maratone e 13 ultramaratone.

Ognuna di queste gare è stata per me la vittoria di una scommessa fatta a me stesso il giorno in cui ho deciso di dare una svolta alla mia vita. Una decisione così importante è nata da un episodio, tanto banale quanto serio: non riuscire ad allacciarmi le scarpe!

Non avevo ancora 50 anni, e non avevo più stimoli ad intraprendere qualsiasi attività sportiva, perché la mia mole extralarge non me lo permetteva. Dopo l'episodio delle scarpe, ho maturato una decisione: o mi rassegnavo a vivere un'esistenza "comoda", oppure l'altra alternativa era quella di riprendere la corsa, la mia corsa. Ed è quello che effettivamente feci.

Il mio treno riprese a partire. Da quel giorno mi impegnai, con una sana dieta, a perdere chilogrammi. Dopo essere sceso sotto i 100 kg, ho iniziato a fare le mie prime corse intorno all'isolato. In seguito mi avventurai nel quartiere, fino a trovare il coraggio, con un amico, di arrivare fino alla Città del Vaticano.

Fu al ritorno da quella corsa che, emozionato, capii che potevo farcela. Tutto sarebbe dipeso da me e dalla mia caparbietà. Nei giorni successivi ebbi la consapevolezza che sarei riuscito a poter partecipare ad una maratona nell'arco di un anno, se mi fossi allenato. Le gare da 10 km e da 21 km furono per me la preparazione del debutto nei primi 42 km, realizzati a Verona. Mi diedi un nuovo nome, da utilizzare nei percorsi delle gare: The Golden Lion!

Da ragazzo, come molti della mia generazione, la strada è stata la mia palestra: si giocava a pallone, si andava in bicicletta ad esplorare la città. Dopo i 20 anni iniziai a correre per migliorare la forza e la resistenza fisica. Ma, nelle condizioni in cui mi trovavo alla vigilia dei 50 anni, tutto ciò che avevo fatto negli anni giovanili era soltanto un ricordo sbiadito, al quale pensavo con nostalgia e rammarico.
Quando ripresi a correre, ripensavo spesso ad un sogno che avevo da giovane: quanto sarebbe stato bello poter correre senza fermarsi mai, fino a vedere l'alba, la nascita di un nuovo giorno. Con il mio nuovo stile di vita, il sogno poteva diventare una realtà: si è concretizzato nei giorni in cui feci la 24 Ore a Torino e la 12 Ore a Palermo. Due esperienze che mi permisero appunto, di vedere l'alba nascere e continuare a credere nei sogni.

Dopo queste due ultramaratone, ho capito che le gare a lunga distanza sono quelle che mi "calzano" di più. Non le vivo come competizioni ma come "viaggi interiori", che faccio ogni volta per stare meglio con me stesso. Spesso ne esco migliore perché capisco i miei limiti, e soprattutto mi rendo conto dell'essenzialità della vita. Mi "spoglio" letteralmente di tanti fardelli, per sentirmi più predisposto a vivere con gli altri in maniera semplice e gioiosa.

Mi piacerebbe soffermarmi su un episodio tra tanti accaduto in questi anni di attività, che mi è caro. Dimostra quanto la corsa sia diventata una mia seconda pelle: un giorno, una ragazza del mio quartiere mi fermò per chiedermi come mai correvo e perché, mentre correvo, avevo sempre un'espressione sorridente. Le cominciai a parlare con entusiasmo della mia esperienza. Mi accorsi, durante il racconto, degli occhi lucidi della ragazza. Da lì capii quanto la mia passione poteva contagiare positivamente gli altri.

Dall'inizio della mia "avventura" nel mondo della corsa, ho voluto che mia moglie, quando possibile, venisse insieme a me nelle trasferte. Solo così avrebbe capito a fondo cosa significasse per me correre. Non ci sarebbe stato il bisogno, dato che lei fin dall'inizio mi sostiene in questa mia attività, ma vivere insieme quelle esperienze aveva un grande valore per me. Così, lei mi ha seguito in tante gare in questi anni, legando alla mia passione la sua per la fotografia.
Per questo motivo ho molte foto delle mie corse, e sono convinto che darò loro ancora più valore con il passare del tempo, perché assumeranno nuovi significati.

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